Lollove è un luogo dal fascino misterioso e senza tempo, situato su una collina che offre un panorama mozzafiato sulla valle sottostante. Il borgo è stato inserito nel club dei borghi più belli d'Italia, e questo è già un'ottima ragione per visitarlo.
Passeggiando per le sue ripide e strette viuzze in acciottolato, ci si può sentire avvolti da un'atmosfera surreale e suggestiva. Molte delle case del borgo sono in rovina, ma nonostante ciò mantengono ancora un fascino irresistibile. Si possono ammirare tetti a spioventi coperti da tegole d’argilla, finestre con vasi di fiori e porte con architravi. Al loro interno, si trovano immancabilmente camini e forni a legna, testimonianza della vita quotidiana dei suoi abitanti.
La sensazione che si respira a Lollove è quella di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove la natura e il duro lavoro nelle vigne scandivano il ritmo della vita. Qui regna un silenzio surreale che evoca racconti antichi, come quello delle monache del monastero di via Bixio che furono accusate di rapporti carnali con pastori locali e che, sdegnate per l'infamia e il comportamento delle consorelle, abbandonarono il villaggio scagliandogli contro una maledizione: "Lollove sarai come l'acqua del mare, non crescerai né mostrerai (di crescere) mai!".
Nonostante questa leggenda, Lollove è rimasto sempre piccolo ma ha resistito all'usura del tempo, grazie alla tenacia di pochi abitanti dediti all'agricoltura e all'allevamento. Nel corso del XX secolo, il suo fascino ha ispirato artisti e scrittori, come Grazia Deledda che vi ambientò il suo romanzo "La madre" (1920), che ribadiva l'aura peccaminosa e oscura del borgo.
Oggi, Lollove è una frazione del capoluogo e conta solo 26 abitanti, ma si apre ai visitatori e si anima durante le feste religiose, come quelle dedicate alla patrona santa Maria Maddalena, a San Biagio, San Luigi dei Francesi e Sant'Eufemia. Inoltre, in novembre, ospita la manifestazione "Vivilollove", una tappa di "Autunno in Barbagia" in cui vengono mostrate pratiche artigianali, di panificazione e preparazione di pietanze, che un tempo erano quotidiane.
Non ci sono medici, scuole, uffici postali, negozi o bar, ma solo la piccola parrocchiale di San Biagio, impreziosita da un bellissimo rosone e portale in trachite rosa, che viene visitata dal prete ogni domenica. Nonostante ciò, il borgo non è un paese-fantasma, e l'atmosfera è quella dei villaggi rurali medievali della Sardegna centrale.